Accese la musica,il volto abbronzato,i pugni stretti dentro alle tasche. I bassi gli esplosero dolcemente nelle orecchie come desiderava ogni volta che solo percorreva la strada polverosa che cingeva la città vecchia,lo facevano sentire bene,leggero.
La amava ancora. Amava il suo odore e il suoi denti bianchi,la sua testa che scuoteva leggermente a sinistra prima di iniziare a parlare e i suoi maglioni blu. Sorrise. Aveva amato molte donne. Aveva posseduto i loro corpi e sbuffato di piacere sulle lenzuola candide di letti che ricordava uno ad uno con pari piacere. Un giorno era innamorato dell’alba che andava a trovare con adorazione nelle ultime ore della notte che moriva,un altro usciva soltanto quando l’ultima finestra illuminata scompariva nello spicchio di strada che intravedeva dal letto e prendendo per mano la città che dormiva, guardandola come si guarda un’amante l’ultima sera di passione prima della fuga,percorrendo tutte le vie e le piazze finchè il sole non buttava con insolenza la sua luce sui palazzi,si rifugiava nuovamente nell’appartamento. Pure si tuffava gioioso nella turbina rumorosa dei locali la sera e il giorno seguente spariva sulle colline a fare l’amore col silenzio finchè ne aveva le forze. Voleva sentire la vita scorrere nelle vene,riempirsi gli occhi del verde e dell’azzurro della sua terra mentre si addormentava esausto e al risveglio alzarsi in piedi benedicendo Dio per i grilli che cantavano già svegli. Voleva ringraziare per la bellezza di cui era circondato,per lo strano mondo che abbracciava stretto a se e per A. che in punta di piedi rideva e gli balzava sulle ginocchia, guardandolo dritto negli occhi e facendolo sentire la persona più importante del mondo. La strada si ammutolì e il vento sorrise mentre lo accarezzava; dolce come una madre,forte e rassicurante come un padre.
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